Sabato, 8 Febbraio, 2014 - 10:30

Lo scrittore Eugenio Corti si è spento il 4 febbraio scorso nella sua casa di Besana Brianza. Primo di dieci figli, durante gli anni al collegio San Carlo di Milano Corti scoprì la propria vocazione di scrittore. Decisivo l’incontro con i poemi omerici che orientarono la sua scrittura alla ricerca della verità e della bellezza, come lui stesso ricordava in una delle ultime testimonianze. Nel giugno del 1942 Corti fu destinato al fronte russo. La successiva ritirata diede origine al diario de “I più non ritornano” (1947): fu il primo scrittore italiano a dare voce a quella tragedia bianca.

Dopo l’8 settembre entrò volontario nei reparti nati per affiancare gli Alleati nella Guerra di liberazione partecipando alla battaglia per lo sfondamento finale della Linea gotica. Dal dicembre del 1972 Corti si dedicò completamente alla scrittura: per gli undici anni successivi tutte le sue forze furono dedicate alla stesura del suo capolavoro: “Il Cavallo rosso” pubblicato dalle edizioni Ares nel 1983. Dopo l’uscita del grande romanzo, nasceranno i “racconti per immagini”: “La terra dell’indio” (1998) sulle Riduzioni in Sudamerica, “L’isola del paradiso” (2000), sulla vicenda degli ammutinati del Bounty e “Catone l’antico” (2005). I saggi di Eugenio Corti vengono raccolti nel 1996 nel volume “Il fumo nel tempio”, mentre “Il Medioevo e altri racconti” (2008) raccoglie tutte le storie brevi.

Oggi le opere di Eugenio Corti sono tradotte in tutto il mondo e la sua fama è particolarmente consolidata in Francia. Etienne de Montety, direttore del «Figaro’ Litteraire», ha definito “Il Cavallo Rosso” uno dei migliori romanzi europei degli ultimi 25 anni. La sua opera si trova nel catalogo delle prestigiose edizioni L'Age d'Homme. e' stato ricordato con grande ampiezza dal quotidiano Le Figaro, che già in passato aveva più volte accostato "Il cavallo rosso" ad altri capolavori della letteratura novecentesca, tra cui "Vita e destino" di Vasilij Grossman. L'autore del "Cavallo rosso" è "uno degli immensi scrittori contemporanei, uno dei più grandi, se non il più grande", dichiara il quotidiano parigino, aggiungendo che Corti "era uno scrittore, un vero scrittore". E ancora. "Non avete letto 'Il cavallo rosso'? Non conoscete il suo autore? Nato il 21 gennaio 1021, a Besana Brianza,mprto nella stessa giornata il 4 febbraio, questo testimone della grande catastrofe del XX secolo lascia dietro di sè un'opera sconosciuta [...] Chi se ne preoccupa? Con gli occhi puntati sulla lista dei bestseller, giovani presuntuosi attribuiscono importanza solo agli autori riconosciuti dalla pubblicità [...] Lasciamoli fare, aspettano i premi letterari, avranno premi letterari. Ognuno ha ciò che merita", conclude Le Figaro.

E oggi, nel giorno del suo funerale nella basilica di Besana Brianza, Avvenire, nell'elzeviro di Agorà, il saluto "Eugenio Corti: la storia con gli occhi di Dio" di Angelo Scola, cardinale arcivescovo di Milano.

Per accompagnare la nascita al cielo di Eugenio Corti e partecipare all'addolorata attesa di rivederlo della moglie e dei suoi cari, mi sono soffermato sulle prime pagine de "Il cavallo rosso".

Sullo sfondo lontano ma incombente della Storia cn tutte le sue tragiche possibilità compaiono tre personaggi: un padre, un figlio e un cavallo rosso.

A ben vedere qui è adombrato il solo modo di osservare l'immensa vicenda che ne scaturirà. Tenere gli occhi fissi su Colui che della Storia è il Signore. Non un burattinaio, ma una Presenza carica di pietà per l'interminabile dolore che gli uomini causano agli uomini, per la crudeltà senza giustificazione (Auschwitz, i Gulag) e per quella che viene spacciata come giustizia (Hiroshima, Dresda).

Sullo sfondo dell'orrore, il Dio unitrino, nucleo incandescente di amore, circonda da ogni parte il male come il bene. Si profila così il mistero dell'Onnipotenza di Dio che sceglie di farsi Impotente sulla Croce. L'amore si svuota per accompagnare la libertà dell'uomo e salvarla, "ingoiando la morte edil peccato per l avittoria" (cf  1Cor 15,55).

Nel grande romanzo di Corti appaioni in filigrana il Libro della genesi e l'Apocalisse. Comprendiamo bene allora che la scelta del modo di raccontare la Storia non dipende soltanto dalle opzioni ideologiche dello scrittore, ma anche da un criterio oggettivo di narrabilità.

Per Corti solo Dio non censura, solo Dio permette la piena narrabilità della storia, solo in Dio le contraddizioi del cuore umano vengono abbracciate da un Disegno buono. Così i dolori e perfino gli orrori aprono all'impossibile speranza, il più pacificante tra tutti i sentimenti umani. Il Dio di Gesù Cristo infatti è compromesso con la storia, si è impastato con tutto l'umano per rendere partecipe l'uomo della Sua vita senza fine. E' questo il commercium, lo scambio d'amore nuziale tra Cristo sposo e la Chiesa sposa, sacraento efficace dell'amore di Dio per tutta l'umana famiglia, voluta ed accompgnata non astrattamente ma nella singolarità di ciascuno dei suoi membri. 

Corti lascia così, con il suo grande romanzo epico e con tutta la sua produzione letteraria, un'eredità preziosa che ora sta a noi far fruttificare.

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