Lunedì, 16 Dicembre, 2013 - 14:45

La vittoria, più larga del previsto, di Matteo Renzi alle primarie del PD è stata da tutti letta come un evento destinato a imprimere una svolta profonda non solo al partito ma all'intera politica italiana, dando ulteriori scosse a equilibri già notevolmente instabili e in continua evoluzione. Del resto l'intento "sovversivo" di Renzi è stato dichiarato praticamente in ogni sua uscita pubblica e ispira lo slogan su cui ha condotto la sua battaglia congressuale, quel "L'Italia cambia verso" così intrigante nella sua ambiguità semantica. Slogan che oggi, a vittoria ottenuta (e in modo così sonante), tutti attendono di veder declinato in termini più puntuali. Per capire meglio, cioè, quale "verso" debbano prendere, per Renzi, le vicende italiane, e "verso" quali obiettivi si orienti, in particolare, la sua proposta politica in tema di istruzione e formazione.

Sull'esigenza di una rinnovata attenzione alla scuola e ai suoi operatori Renzi ha speso molte parole, ma la mozione delle primarie appena concluse resta, a dire il vero, piuttosto sul vago (vedere capitolo 1, paragrafo 5). Non bastano infatti a delineare un progetto le generiche affermazioni sul prestigio da ridare alla figura dei docenti, o sulle riforme sbagliate perché fatte "sulla testa di chi lavora nella scuola". Ed è davvero poca cosa, per quanto sia importante e necessario, il lancio di una grande "campagna di ascolto" rivolta al mondo della scuola e più in generale a chi se ne occupa, a partire dagli assessori all'istruzione. Insomma, se dovessimo stare alla sola mozione congressuale, la nostra curiosità finirebbe per rimanere del tutto insoddisfatta.
Qualche aiuto in più ce lo dà invece il documento delle primarie 2012 con cui Renzi affrontò lo scorso anno la sfida con Bersani. Una musica diversa, nella quale si affacciano temi la cui sola enunciazione basta a far immaginare quale effervescenza potrebbe avere il dibattito nel momento in cui si traducessero in precise proposte di atti normativi.
Punto di partenza, un forte accento posto sulla valutazione, che deve riguardare la qualità dell'insegnamento e delle strutture scolastiche, in entrambi i casi da accrescere. Poi l'autonomia come fulcro della governance del sistema, un’autonomia robusta, le cui prerogative vanno estese fino a ricomprendervi la selezione del personale da assumere, con forte riconoscimento di ruolo ai dirigenti scolastici. Per questi ultimi, la previsione di incentivi legati alle performance realizzate dalle strutture loro affidate. Revisione delle procedure di assunzione dei docenti, immaginando per essi carriere legate agli esiti di una formazione in servizio da rendere "obbligatoria e certificata". Piuttosto vago il riferimento alle competenze da accrescere per affrontare i temi dell'handicap e dei disturbi di apprendimento, su cui "la scienza ha fatto progressi" (sic). Molto precisa ed esplicita, al contrario, l’indicazione del progetto sperimentale "Valorizza" (di cui pochi giorni fa la Fondazione Treelle ha presentato alla LUISS un ampio resoconto) come modello da assumere per introdurre in ogni scuola forme di incentivazione del merito.
Insomma, ce n'è abbastanza per immaginare discussioni dai toni piuttosto vivaci nel momento in cui prendesse davvero avvio la "campagna di ascolto" che Renzi promette nella sua mozione 2013, se venissero confermati e posti al centro del confronto gli spunti presenti in quella del 2012 .