Giovedì, 9 Aprile, 2015 - 19:00

Ci sono anche CISL e CISL Scuola fra le trenta associazioni che hanno sottoscritto e diffuso un "Appello al Parlamento" (La scuola che cambia il Paese) per chiedere sostanziali modifiche al disegno di legge in discussione sulla riforma della scuola, segnalandone i molti aspetti che non vanno e soprattutto rivendicando l'apertura di un ampio dibattito nel Paese, non sacrificato dai tempi stretti che si vorrebbero imporre al dibattito parlamentare.

Forte la rivendicazione del ruolo da riconoscere ai soggetti rappresentativi della società in un processo di costruzione di linee di riforma tendenti a "delineare una visione generale, il più possibile condivisa, sul nuovo ruolo della scuola nella società della conoscenza". Uno "spazio di ascolto", perché senza la partecipazione attiva dei soggetti da essi rappresentati - studenti, insegnanti, genitori, forze sociali e sindacali e associazioni - "nessuna riforma può raggiungere obiettivi decisivi per il Paese".

I promotori, "pur rappresentando organizzazioni con punti di vista anche molto diversi", presentano cinque proposte per cambiare il ddl. 

  • Al primo posto troviamo un insieme di interventi che puntano a ridurre le diseguaglianze esistenti sia tra territori che tra indirizzi ed istituti: garantire a tutti l'accesso al diritto allo studio e combattere la dispersione scolastica; rendere la scuola un laboratorio permanente di innovazione educativa, partecipazione ed educazione civica; innalzare i livelli di istruzione e competenza, anche per la popolazione adulta.
  • La seconda proposta ha come oggetto la governance e punta a rafforzare l'autonomia scolastica "nel senso pieno del DPR 275", intesa come "garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale, strumento per porre al centro l'apprendimento degli studenti e garantire il loro successo formativo". Decentramento dei livelli decisionali e partecipazione delle componenti sono i pilastri dell'autonomia su cui il ddl del governo si abbatte pesantemente accentrando i poteri nelle mani del preside-manager ed estromettendo studenti, docenti, genitori e personale ATA. I promotori dell'appello chiedono di rivedere a fondo le prerogative del dirigente scolastico, riformare gli organi collegiali e valorizzare il lavoro nella scuola "nel rispetto della funzione contrattuale, indispensabile per raggiungere soluzioni efficaci e condivise".
  • Occorre poi un intervento sulle risorse economiche: è indispensabile un aumento dei finanziamenti pubblici destinati alla scuola, con un piano pluriennale che permetta all'Italia di raggiungere almeno la media europea. La quarta proposta verte sul rapporto tra scuola e lavoro, che "deve essere orientato ad arricchire il percorso educativo e potenziare le opportunità occupazionali di tutti i giovani, assicurando a ognuno effettive capacità di apprendimento lungo tutto il corso della vita". I promotori chiedono che l'alternanza scuola-lavoro sia prevista per tutti i percorsi scolastici, che le competenze acquisite vengano certificate e che il contratto di apprendistato per l'acquisizione di titoli di studio sia "finalizzato esclusivamente all'apprendimento e comunque successivo al conseguimento dell'obbligo di istruzione".
  • L'appello si chiude chiedendo una discussione parlamentare ampia su questi temi: le numerose deleghe al governo previste nel ddl sono considerate un errore in quanto riguardano temi troppo importanti per la scuola italiana per non essere affrontati in aula e i relativi criteri direttivi sono insufficienti e spesso troppo vaghi. Inaccettabile poi la previsione di non finanziare queste deleghe.