Mercoledì, 4 Marzo, 2015 - 06:45

Ancora un cambiamento di programma: le decisioni annunciate per la settimana scorsa, poi rinviate al consiglio dei Ministri del 3 marzo 2015, hanno subito un'ulteriore variazione per quanto riguarda gli strumenti destinati ad attuarle. Il piano Buona Scuola non sarà oggetto di un decreto, ma di un disegno di legge, con tutto ciò che ne consegue sui tempi di attuazione delle misure. Per noi i riflessi positivi (per quanto riguarda il livello di coinvolgimento dei soggetti politici e sociali su provvedimenti di così ampia portata) compensano abbondantemente il rischio che si corre sul versante della necessaria tempestività dei provvedimenti. Rischio che il governo ha tutte le opportunità di evitare, selezionando accuratamente le vere urgenze e dando a esse la dovuta priorità.

dal Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri del 3 marzo 2015

“La Buona Scuola”: il provvedimento
Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha presentato al Consiglio dei Ministri la riforma che prende il nome di “La Buona Scuola”. Il punto di partenza per la composizione del testo - che verrà approvato nel prossimo Consiglio dei Ministri - sono i risultati raccolti sul rapporto pubblicato sul sitolabuonascuola.it  dal 15 settembre 2014 al 15 novembre 2014 grazie agli 1.800.000 partecipanti alla consultazione on-line e off-line, i 2040 dibattiti e il coinvolgimento del 70 per cento delle scuole.
“La Buona Scuola” avrà quindi come obiettivi [le slides presentate]:

  • Rafforzare le competenze degli studenti con flessibilità nei programmi, inclusione e integrazione;
  • Avere un organico funzionale e potenziare l’offerta formativa;
  • I dirigenti scolastici diventano leader educativi con strumenti e personale adeguati per il miglioramento dell’offerta formativa;
  • Organi collegiali più efficaci e rappresentativi;
  • Valutazione, formazione e carriera degli insegnanti;
  • Un rapporto più stretto e stabile fra scuola e lavoro con alternanza obbligatoria nell’ultimo triennio delle superiori;
  • Per quanto riguarda l’edilizia scolastica si vuole procedere con bandi per la costruzione di scuole altamente innovative, creare un’anagrafe dell’edilizia che sia trasparente sugli immobili della scuola e nuove risorse e procedure semplificate e più rapide per costruire nuove strutture;
  • Una scuola digitale con un nuovo piano nazionale che metta al centro formazione dei docenti e competenze degli studenti;
  • Una scuola che goda di una semplificazione amministrativa.


Su questi temi è intervenuta, rispondendo alle domande di Repubblica.it, la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan nell'intervista che di seguito pubblichiamo.

Cosa ci si deve aspettare dopo la marcia indietro del governo sul decreto-legge di riforma della scuola? 
La cosiddetta “marcia indietro” per noi può rappresentare invece un possibile passo avanti - finalmente - verso un modo più giusto e costruttivo di governare, specie su problemi complessi come quello della scuola. I fatti stanno dimostrando che un decisionismo che si regge sulla presunzione di autosufficienza non aiuta a costruire soluzioni valide e fa addirittura perdere tempo. Il governo ne avrebbe sicuramente impiegato di meno, per trovare giuste soluzioni, se avesse portato le questioni al confronto con le parti sociali, senza perdersi in pseudo consultazioni più o meno ad effetto.

I precari verranno assunti ugualmente e nella stessa misura ipotizzata da Renzi? 
Intanto sarebbe interessante capire qual è questa misura, che da settembre a oggi è cambiata tante volte da risultare, al momento, del tutto imprecisata. Anche qui, si è preferito “dare i numeri”, e con quelli stupire, piuttosto che mettere in campo due obiettivi precisi: dare alle scuole tutti i posti necessari per funzionare bene, coprirli con lavoro stabile, superando la piaga di una precarietà troppo diffusa e inaccettabile.

Ma tanti di loro accarezzavano già l'idea del posto fisso dopo anni di attesa. Cosa si devono aspettare, a questo punto? 
Noi chiediamo che chi ha fatto promesse le mantenga, perché non si scherza col destino delle persone, né si può giocare con i loro diritti.

Con il Piano assunzioni in un disegno di legge rischia di slittare tutto al 2016/2017? 
Il bisogno della scuola di avere tutti i posti che le servono e quello dei precari di avere un lavoro stabile non possono essere rinviati perché sono necessità urgenti sia per il sistema che per tante persone. Tocca al governo trovare i modi e gli strumenti che gli consentano di agire con la necessaria rapidità. E abbiamo già detto che in questo senso aiuta più la condivisione che la presunzione di fare da soli.

(Intervista a cura di S. Intravaia - Repubblica.it, 3 marzo 2015)