Giovedì, 4 Dicembre, 2014 - 09:30

A rischio oltre 500 posti di lavoro nella formazione professionale lombarda. La Legge di Stabilità 2015 riduce le risorse regionali del bilancio e l'assessorato alla Formazione ha previsto tagli per 75,5 milioni di euro su istruzione, formazione e lavoro. In particolare, sul sistema della formazione professionale si prevede un taglio di 27 milioni di euro che, affermano Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola della Lombardia, se attuato, andrebbe a dimezzare l’offerta formativa attuale, da 694 classi prime a poco più di 300, e farebbe perdere il posto di lavoro ad oltre 500 dipendenti delle agenzie formative, su un totale di 1700 adetti.

“Questa ipotesi di taglio è sconcertante - affermano i tre sindacati - se pensiamo che Regione Lombardia, nell’ultima versione del Programma Operativo Regionale Fse 2014-2020 trasmesso alla Commissione europea così si esprime sul sistema IeFP: “Tra le più grandi peculiarità lombarde vi è il ruolo fondamentale dell’Istruzione e formazione professionale come strumento di lotta all’abbandono precoce”.  

Il sistema di formazione professionale lombardo è passato negli ultimi dieci anni dai 35 percorsi con 624 studenti a 2.500 corsi, per oltre 60.000 studenti nell’anno formativo 2014-2015.  Sempre più giovani si iscrivono ai corsi di formazione professionale come prima scelta direttamente dalla scuola secondaria inferiore: nel 2014 sono oltre 18.000 i ragazzi di terza media che si sono iscritti nei percorsi di IeFp, pari al 18% del totale della classe di leva residente in Lombardia. “La Regione dichiara di non condividere i tagli previsti dalla Legge di stabilità - proseguono i sindacati lombardi di categoria -  ma se confermerà la riduzione delle risorse per la formazione professionale dovrà assumersi la responsabilità della scelta politica”.

Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola della Lombardia sollecitano la Regione “affinché predisponga un piano complessivo per ripensare e razionalizzare l’offerta formativa degli enti di formazione pubblici e del privato sociale che utilizzano risorse pubbliche, partendo dal sistema di accreditamento che oggi non fa selezione”. Secondo i sindacati, occorre considerare la possibilità della differenziazione della  quota capitaria,  fissata  a 4.500 euro come contributo per ogni allievo, uguale  da 10 anni, come previsto dalla legge regionale 19/2007 e mai realizzata. Potrebbe essere un altro strumento che premia chi più investe su laboratori e didattica innovativa, oppure per incentivare settori poco rappresentati (esempio impianti termoidraulici, edili). Anche una parte delle risorse ministeriali per l’apprendistato (avanzano ad oggi oltre 3 milioni di euro del finanziamento del 2012) potrebbe essere destinata a finanziare un patto settoriale/territoriale fra associazioni d’imprese ed enti formativi per permettere ai ragazzi/e, oltre i 15 anni, di essere assunti con un contratto di apprendistato ex art. 3 e conseguire una qualifica professionale. Soprattutto necessita un ripensamento nella allocazione dei Fondi Europei con cui si potrebbero finanziare percorsi con  una  una forte componente di tirocinio scuola/lavoro nell'ultimo anno.

I sindacati stanno incalzando in queste ore l’assessorato affinché scelga di non smantellare un sistema che ha saputo portare al successo formativo e all’inclusione sociale molti ragazzi lombardi, è apprezzato dalle imprese che hanno bisogno sempre più di formazione professionale adeguata e permette anche oggi  alti tassi di sbocco occupazionale. “In caso contrario – avvertono Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola della Lombardia  - saremo costretti a mobilitarci ulteriormente, mettendo in campo specifiche forme di lotta a salvaguardia della tenuta occupazionale del comparto”.