
Strumenti e risorse per la valorizzazione del personale - Quartiere Fieristico di Riva del Garda - Eventi DIDACTA 2025 EDIZIONE TRENTINO
Durante gli incontri territoriali promossi dalla CISL Scuola, è emerso con forza un quadro comune a molte realtà regionali: la scuola italiana vive una condizione di precariato cronico che coinvolge sia i docenti sia il personale ATA, con ricadute dirette sulla qualità del sistema educativo e sull’attrattività della professione.
Monica Bolognani, segretaria CISL Scuola Trento, ha sottolineato come nella provincia autonoma un docente su quattro sia precario, segno di un sistema che fatica a garantire stabilità e continuità. Le difficoltà nei concorsi e la scarsa attrattività delle materie STEM, poco remunerative, aggravano la situazione. A ciò si aggiungono le criticità territoriali: lavorare lontano da Trento o nelle zone periferiche significa affrontare costi abitativi elevati e problemi di mobilità, soprattutto per il personale ATA, spesso impossibilitato a spostarsi.
Nel Veneto, come ha ricordato Sandra Briolo della segreteria regionale, la situazione non è diversa: il 40% del personale ATA è precario. Le cause principali sono i bassi stipendi, il ridotto riconoscimento sociale della professione e l’assenza di prospettive di carriera. Briolo ha insistito sull’importanza del ruolo degli enti locali nel creare un ambiente territoriale favorevole, promuovendo reti tra scuole, università e istituti di ricerca per contrastare dispersione scolastica e isolamento professionale.
Anche in Lombardia, ha evidenziato Luisa Treccani, segretaria generale CISL Scuola regionale, il precariato è elevato: i posti disponibili non coprono quelli vacanti e nei percorsi di formazione, come il TFA sostegno, le disponibilità restano inferiori alle reali necessità. La scarsa attrattività della scuola, ha aggiunto, non è solo economica ma anche sociale, con un riconoscimento professionale spesso inadeguato.
Un tema condiviso è il ruolo della scuola come comunità educante e la necessità di rafforzare l’autonomia scolastica per costruire reti territoriali e percorsi di qualità. Gli enti locali possono contribuire con politiche di welfare territoriale, favorendo la conciliazione tra vita lavorativa e familiare e sostenendo economicamente i lavoratori della scuola in contesti dove il costo della vita è alto.Come ha ricordato Bolognani, “la missione della scuola resta quella di educare buoni cittadini”. Ma perché ciò avvenga, serve riconoscere e valorizzare chi ogni giorno lavora per realizzare questa missione.
Luisa Treccani ha messo in evidenza alcuni esempi positivi che arrivano anche dalla formazione professionale, con iniziative come la banca solidale dello IAL, esperienze di mutuo aiuto e progetti di mentoring per i nuovi assunti. Tutti strumenti che valorizzano il personale e rafforzano il senso di appartenenza alla comunità scolastica.











